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Valutazione di tecniche per la produzione biologica del riso
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Aldo Ferrero, Francesco Vidotto
Giulio Re
Introduzione
La coltura del riso assume un peculiare interesse nell’agricoltura italiana, in particolare di
quella dell’Italia nord-occidentale dove essa ha avuto, da secoli, una consistente diffusione.
La superficie a riso del nostro Paese, pari a 220.000 ha, su un totale di circa 400.000, è la
più importante in ambito europeo.
Attualmente si segnalano già aziende che hanno convertito o stanno convertendo i loro
terreni alla produzione biologica attirate soprattutto dalle migliori quotazioni della produzione
biologica e dai premi percepiti per tale modalità di coltivazione; ma nonostante ciò la
produzione di riso biologico stenta a decollare. Le cause sono molteplici, ma sicuramente
sono riconducibili, da un lato, alla particolare intensificazione agronomica raggiunta da
questa coltura e , dall’altro, alle numerose problematiche agronomiche derivanti dai vincoli
produttivi imposti dai disciplinari di produzione biologica.
A fronte dell'opinione diffusa presso molti operatori circa la pratica impossibilità di coltivare il
riso rispettando seriamente le procedure imposte dai disciplinari di agricoltura biologica,
occorre avviare delle sperimentazioni mirate al fine di individuare e mettere a punto pratiche
agronomiche in grado di consentire la gestione del riso in conduzione biologica mantenendo
elevati gli standard produttivi e qualitativi. I l lavoro è stato effettuato sia nel tradizionale
areale risicolo vercellese, in due aziende, di cui una convenzionale, orientata alla conversione
alla produzione biologica e una già a conduzione biologica, sia nell’ambiente torinese, in una
azienda senza esperienze di coltivazione del riso. I l Centro di Riferimento per l’Agricoltura
Biologica ha seguito in particolare quest’ultimo sito, per verificare la possibilità di estendere
la coltivazione di questo cereale a un nuovo ambiente consentendo all’azienda biologica di
allargare il panorama colturale utilizzabile, con innegabili benefici di carattere agronomico ed
economico.
Materiali e metodi
Sono state messe a confronto due diverse tecniche di coltivazione (sommersione ed
irrigazione turnata) su tre varietà coltivate in parcelloni da 950m2 ed è stata realizzata una
prova parcellare per verificare l’adattabilità alla coltivazione senza sommersione di 9 varietà.
A-Coltivazione con sommersione
La coltivazione con sommersione è stata realizzata predisponendo 3 camere contigue di 950
m2. L’appezzamento di terreno destinato alla prova, di tipo franco limoso è apparso
caratterizzato da un sufficiente grado di livellamento. Prima della semina si è proceduto agli
interventi di aratura e di erpicatura ordinariamente eseguiti in risicoltura per la preparazione
del letto di semina. La semina è stata effettuata il 21.05.2002 su terreno asciutto utilizzando
una seminatrice da frumento disponibile in azienda sistemando i distributori del seme in
modo da avere file distanti 20 cm. L’emergenza della coltura è stata compromessa dalla
crostosità del terreno determinata dalle intense precipitazioni verificatesi alcuni giorni dopo
semina. Prima della sommersione, realizzata col riso allo stadio di 3-4 foglie si è proceduto a
due operazioni di strigliatura effettuata a pieno campo per cercare di eliminare la
vegetazione infestante presente.
La sommersione è stata mantenuta fino al momento della raccolta ed è stata realizzata con
la presenza di uno strato di acqua risultato compreso tra 3 e12 cm. L’acqua è stata derivata
da un pozzo posizionato a circa 100 metri dalle camere della risaia.
B-Coltivazione con irrigazione turnata
La sperimentazione è stata realizzata con le stesse modalità e tecniche seguite nella
coltivazione con terreno sommerso. Anche in questa prova si sono registrati problemi nelle
emergenze a causa dello sfavorevole andamento climatico. Il controllo delle malerbe è stato
realizzato ricorrendo a interventi di strigliatura utilizzando l’attrezzatura impiegata nella prova
con sommersione.
I n questo caso si è proceduto ad interventi irrigui per scorrimento, apportando volumi di
circa 1000 m3 ha-1 ad intervalli compresi tra 4 e 8 giorni, a seconda dell’andamento
climatico e tali da mantenere il terreno costantemente umido.
C- Valutazione della adattabilità alla coltivazione senza sommersione di diverse varietà di riso
(prova varietale)
Questo studio ha avuto la finalità di valutare il comportamento nella crescita di alcune varietà
di riso, che sulla base dei dati bibliografici risultano più adattabili alle condizioni di
coltivazione senza sommersione e sono meno sensibili alle avversità biotiche.
Sono state prese in esame le seguenti varietà:
Andolla Cigalon Cripto
Gladio Karnak Loto
Nembo S. Andrea Stresa
Lo studio è stato eseguito adottando un disegno sperimentale a blocchi randomizzati, con 3
ripetizioni e parcelle elementari di 5 m
terreno asciutto, a file, con interfila di 25 cm, in modo da favorire la lotta alle malerbe
mediante interventi di zappatura.
La prova è stata interrotta allo stadio di pre-accestimento del riso, a causa dell’irregolare
sviluppo della coltura e dell’insufficiente controllo delle malerbe, dovuto allo sfavorevole
andamento climatico che ha impedito l’esecuzione tempestiva degli interventi di zappatura
Rilievi
Nel corso della prova sono stati effettuati 3 rilievi malerbologici, conteggiando le specie
infestanti presenti su 10 aree di dimensioni 25x25 cm. Sulla prova varietale è stato effettuato
un rilievo morfometrico (altezza pianta, numero culmi, stadio di sviluppo secondo scala
BBCH) alla fine di ottobre
Fig.1- Appezzamento in prova al momento della prima sommersione
Risultati
La prova è stata caratterizzata da uno sviluppo notevole delle malerbe (fig. 2). Numerosi
fattori hanno infatti favorito l’emergenza e lo sviluppo delle infestanti e delle graminacee in
particolare. T ra le specie più rappresentate, nelle fasi iniziali della sperimentazione si è
assistito ad uno sviluppo considerevole di ECHCG e di PANDI (Panicum dichotomiflorum).
Tardivamente sono inoltre state registrate numerose emergenze di SETVI (Setaria viridis).
Figura 2. Densità delle infestanti al terzo rilievo.
Gli interventi di lotta hanno sortito un effetto limitato solo su alcune specie e nelle fasi
iniziali. Per quanto attiene alla prova parcellare, a fine ottobre, le varietà poste a confronto
(seconda semina) presentavano una altezza compresa fra 44 e 60 cm (figura 3). I l numero
di culmi medio per pianta è risultato variabile fra 1.3 e 2.3. Lo stadio di sviluppo medio
secondo scala BBCH era compreso fra 47 e 53, corrispondente agli stadi di inizio apertura
della guaina della foglia bandiera e 30% di emissione della pannocchia
Figura 3. Altezza pianta, numero culmi e stadio di sviluppo BBCH delle varietà a confronto
fine ottobre.
Conclusioni
I risultati ottenuti nel primo anno di sperimentazione hanno posto in chiara evidenza la forte
influenza dell’andamento climatico sulla coltivazione biologica del riso. La necessità del
ricorso a mezzi meccanici e fisici di controllo diretto delle malerbe si è inevitabilmente
scontrata con le forti limitazioni climatiche, soprattutto rappresentate dalle frequenti
precipitazioni, che hanno caratterizzato in modo particolare la stagione colturale 2002.
L’abbondanza di pioggia ha doppiamente favorito lo sviluppo degli inerbimenti, limitando le
possibilità di interventi meccanici diretti e garantendo un buon approvvigionamento idrico
alle malerbe.
I n modo più o meno marcato, tutti i siti in cui si è svolta la sperimentazione hanno risentito
di questa sfavorevole congiuntura, la quale ha peraltro inciso negativamente su una buona
parte delle aziende cerealicole in regime di coltivazione biologica.
La sperimentazione condotta ha tuttavia fornito utili indicazioni per la definizione di strategie
di gestione delle malerbe. I risultati suggeriscono inoltre che per la gestione non chimica
delle infestanti nel riso, oltre all’applicazione preventiva della falsa semina, si debba puntare
alla definizione di una corretta e diversa gestione dell’acqua (es. sommersione dopo
l’emergenza) e alla ricerca di modalità di semina che consentano di realizzare trattamenti
meccanici energici in post-emergenza.
Al fine di cercare di far fronte a tali vincoli è necessario poter disporre di una notevole
flessibilità di azione per adeguare le tecniche di lotta e la pianificazione di ogni singolo
intervento alla situazione contingente che si deve affrontare nell’immediato, in uno scenario
di continua e imprevedibile evoluzione. Tale condizione comporta inevitabilmente una
maggiore complessità del parco macchine e costi più elevati, in quanto il ricorso ad aziende
agromeccaniche specializzate risulta di difficile attuazione a causa dei brevissimi periodi utili
disponibili per l’intervento di controllo delle infestanti.